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Crowdfunding e Fintech

Trusters lancia il real estate crowdfunding certificato in blockchain 

Trusters lancia il real estate crowdfunding certificato in blockchain

Trusters, la prima piattaforma di crowdfunding immobiliare 100% Made in Italy, è abituata a essere pioniera nel settore del real estate, avendo innovato per prima in Italia il lending.

Nel primo anno di operatività, celebrato davanti a un’attenta platea di circa 80 persone, tra players del settore e giornalisti, nel workshop Mattone & digitale, la nuova alleanza, organizzato a Milano in collaborazione con M9 Spa Management & Investimenti, Swiss Crowd ed Economy Group, e moderato da Sergio Luciano, direttore editoriale, ha annunciato una novità rivoluzionaria per il settore: non solo modalità lending su piattaforma crowdfunding, ma anche dati tracciati, conservati e certificati in blockchain. Grazie alla partnership con Swiss Crowd, azienda svizzera specializzata in blockchain, i dati sugli asset immobiliari delle proposte presentate in piattaforma godono quindi da oggi di una maggiore garanzia di trasparenza attraverso la certificazione in blockchain.

Un ulteriore e significativo passo avanti della giovane start up innovativa sul percorso di creazione del Trust, dna della piattaforma e driver fondamentale per creare quel rapporto di fiducia, importante specie se si parla di investimenti.

Nel workshop Andrea Maffi, founder and coo di Trusters, ha illustrato con soddisfazione i risultati a oggi raggiunti:
• oltre 2mila gli utenti registrati in piattaforma;
• oltre 2 milioni di euro di raccolta,
• oltre 27 i progetti finanziati, di cui 3 già restituiti,
• oltre 5mila gli utenti sui social.

“La nostra missione è rendere semplice e democratizzare l’investimento immobiliare: si può investire a partire da 100 euro – ha spiegato Maffi – sulla piattaforma ci sono diverse opportunità, le società immobiliari possono presentare le operazioni sul nostro portale e il prestatore o truster può scegliere su cosa investire, valutando le caratteristiche del singolo deal per decidere se fa per lui: dati del progetto, business plan, dati della società proponente sono a portata di mano. È importante che ci sia un collegamento diretto tra la società che propone l’operazione e l’investitore”.

Giancarlo Giudici, Professore associato di finanza aziendale e direttore scientifico dell’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano, partner accademico di Trusters, ha proseguito il workshop, sottolineando l’importanza della democratizzazione che caratterizza il crowdfunding, con la possibilità di investire anche somme limitate.

E ha dato qualche numero:
• 10 miliardi di dollari di crowdinvesting immobiliari globale, il lending ha il 50% del mercato, l’equity il 35%, il rimanente è ibrido;
• in Italia si è passati da un 2017 con meno di 1 milione euro al 2018 con 7,7 milioni al 2019 con 5,5 milioni nel primo semestre; sono in tutto circa 120 i progetti finanziati crowdinvesting immobiliare, 92 con il lending, la raccolta totale è di circa 40 milioni euro.

Alessandro Lerro, presidente del comitato scientifico di AssoFintech e dell’Associazione italiana equity crowdfunding, ha affermato che in assenza di rendimenti il cassettista italiano si sta orientando sul lending crowdfunding, che cresce al ritmo più alto in Europa, anche per la possibilità di effettuare un’analisi specifica dei progetti, compreso il colore delle mattonelle del bagno.

Marco Marcatili, economista e responsabile sviluppi di Nomisma, ha messo in evidenza che il valore aggiunto portato dal digitale è quello di creare fiducia attraverso la messa a disposizione di una maggiore quantità di informazioni che permette di liberare liquidità, ricordando che all’impresa immobiliare è guidata dalla fascia alta del mercato e lascia indietro 20milioni di italiani in difficoltà e che ormai il contesto di fattori attorno all’immobile, dalla sicurezza al verde all’accessibilità degli spazi pesano più dell’immobile stesso nella scelta.

Mario Abis, consigliere del comitato scientifico dell’Ordine degli Architetti, ha aperto la tavola rotonda della seconda parte del forum, tornando su quel che ha definito “sindrome della piastrella” per sottolineare che il successo del crowdfunding dipenderà anche dalla capacità di coinvolgere i partecipanti nella stessa progettazione dell’immobile, rispondendo alla richiesta di un processo partecipativo di una economia sociale che parte dalla base e cerca un modo di esprimersi. Abis ha anche sottolineato la mancanza in Italia delle città metropolitane e quindi dei piani strategici, quando le città in tutto il mondo hanno tutte piani a 40-50 anni; quel che manca è quindi una visione.

Paolo Siligoni, ad di Swiss Crowd, ha spiegato che il digitale, e in particolare la blockchain, può dare trasparenza anche al consumatore su operazioni immobiliari nelle quali tante volte non c’è chiarezza.

Alessandro Mallamo, managing partner di M9 Spa Management & Investimenti, ha rimarcato le sostanziali differenze tra l’investimento immobiliare e quello di un tipico prodotto finanziario. Il primo ha delle componenti facilmente comprensibili dall’investitore medio che conosce, anche per ragioni culturali, le specifiche di questo mercato. Al contrario, l’investimento in un Prodotto finanziario è caratterizzato da un’architettura complessa, che presuppone una conoscenza finanziaria di medio-alto livello che, in un paese dove la cultura finanziaria è limitata, presenta delle oggettive difficoltà di comprensione alla più parte degli Investitori. Infine, ma non meno importante, il rapporto Rischio/Rendimento, anche per ragioni macroeconomiche esterne al mercato specifico, è ormai strutturalmente a favore di quello Immobiliare con delle positive prospettive di sviluppo.

Roberto Busso, ad di Gabetti Property Solutions, ha affermato che il mercato immobiliare a Milano va benissimo, nonostante un quadro legislativo obsoleto: la legge urbanistica è un regio decrteto del 1942 che voleva contrastare l’inurbamento, cioè l’opposto di quel che accade oggi nella realtà.

Luca Rossetto, ad di Casa.it, ha parlato dell’importanza strategica della banca dati di portali come Casa.it: l’85% delle compravendite immobiliari parte dal digitale, e grazie alle banche dati è possibile sapere zona per zona quali sono le tipologie di immobili più richieste e quale la capacità di spesa degli utenti. Il problema è che questo patrimonio di dati non è adeguatamente utilizzato da parte del mondo immobiliare. E potrà presto esserlo di più, aprendo al settore ulteriori opportunità.

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