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Casavo: quando la start up entra nel mondo dei grandi 

Casavo: quando la start up entra nel mondo dei grandi

Il passaggio dalla giovinezza all’età adulta implica il superamento di una serie di step verso l’indipendenza economica, ma anche psicologica, e verso la maturità. Nelle società tradizionali questi passaggi erano scanditi da una serie di riti di iniziazione, che segnavano in modo evidente e riconoscibile da tutta la comunità l’abbandono di una fase del ciclo di vita e l’inizio di quella nuova. Nella società contemporanea la parte rituale è talmente sfumata da essere quasi scomparsa (resiste, per ora, l’esame di maturità). Tranne in alcuni ambiti, quali la vita aziendale.

Anche il passaggio da start up a società matura avviene tramite il superamento di alcuni step, più o meno obbligati e riconosciuti. Tra questi riti di iniziazione il progressivo slittamento delle fonti di finanziamento da capitale di rischio verso forme di capitale di debito si accompagna alla crescita dell’azienda. Ed è anche logico: agli inizi, quando il business della start up è tutto da testare, chi finanzia è disposto a rischiare anche di tasca propria a fronte di rendimenti che puntano verso l’alto; una volta che il modello tende a consolidarsi, il rischio tende a diminuire e con esso muta anche il profilo dei potenziali investitori e cambiano gli strumenti attraverso cui investire.

La scelta di Casavo, prima tra le proptech italiane, di emettere un bond è in questo senso un passaggio, ben in vista per gli abitanti del “villaggio” chiamato mercato, che testimonia un primo step della start up verso il mondo dei grandi. “Per la verità il valore della nostra prima obbligazione è piuttosto contenuto – spiega Giuseppe Caputo,  cfo dell’istant buyer italiano – L’obiettivo è però di tendere verso l’ottimizzazione del costo del capitale”.

Domanda: Dottor Caputo, a quando ammonta il bond?
Risposta: Abbiamo deciso, assieme ai nostri advisor, di non fare disclosure su questo valore. Non è comunque un dato così difficile da reperire sul mercato. Dal punto di vista del costo, invece, si può dire che mediamente sta sotto il 7%.

D: Qual è l’obiettivo di questa emissione quindi?
R: Si tratta di risorse che, ovviamente, verranno utilizzate per finanziare la nostra strategia di crescita. Al di là di questo si tratta di un test, che ci permetta di capire come e quanto utilizzare questo strumento di finanziamento.

D: Nessun finanziatore che vuole uscire, quindi?
R: No, per il momento nessuno!

D: Come sono strutturate le risorse di Casavo?
R: In tutto abbiamo raccolto un centinaio di milioni di euro, 70 milioni circa di debito e 30 di equity. Prevediamo che la raccolta di debito sarà in crescita.

D: Quindi il debito non è per voi uno sconosciuto…
R: In effetti no. Certo, è la prima volta che emettiamo uno strumento standardizzato, un bond. Peraltro nella nostra attività facciamo molto ricorso a linee di credito revolving, cui attingere per finanziare le operazioni di acquisizione istantanea…

D: Dal vostro sito si legge che avete superato il centinaio di dipendenti… Quanto pesano il costo del lavoro e quello per lo sviluppo tecnologico?
R: In realtà non è così semplice fare una distinzione. Per una società tecnologica come la nostra spesso il fattore di sviluppo più importante è l’investimento in capitale umano. Analisti, sviluppatori, programmatori, data scientists…

D: Ok, ma quanto pesa il costo del lavoro su quello complessivo?
R: Poco meno del 50%.

D: Attualmente siete attivi a Milano, Roma, più una manciata di altre città, avete in mente altre destinazioni dove approdare?
R: Siamo già attivi sbarcati anche in Spagna… In Italia siamo attivi a Milano e Roma, che sono mercati molto soddisfacenti, e a Torino, Firenze e Bologna. Ogni mercato ha caratteristiche che vanno studiate e capite; comunque ci stiano guardando attorno per trovare anche nuove opportunità.

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