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Polimi: in crescita il mercato delle smart home, focus sui servizi 

Polimi: in crescita il mercato delle smart home, focus sui servizi
Foto di Andres Urena da Pexels

Oltre mezzo miliardo di euro, fatturato a +40% rispetto all’anno precedente. E’ questa la fotografia del mercato delle soluzioni IoT (Internet of Things) per la casa in Italia. Un settore, quello della Smart Home, che sembra non arretrare di un passo rispetto alle dinamiche fino a oggi registrate del comparto più tecnologico della filiera immobiliare.

In Italia, il giro d’affari che ruota intorno agli oggetti connessi, e non si parla solo di elettrodomestici, nel 2019 ha toccato quota 530 milioni, circa 8,8 euro/abitante, stando all’ultima ricerca presentata dall’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano.

L’incremento è in linea con la tendenza registrata in ambito europeo, anche se il nostro Paese rimane distaccato da Germania, Regno Unito e Francia che si attestano in una fascia compresa tra 1,1 e 2,5 miliardi di euro.

In ambito propriamente residenziale, il 28% del fatturato complessivo è rappresentato dai sistemi di sicurezza, seguito dagli apparati di home speaker (18%) seguito da elettrodomestici (16%), riscaldamento e climatizzazione (12%), casse audio (9%), lampadine connesse (7%) e altre applicazioni (10%).

Inoltre, alle dinamiche osservate sul fronte economico si aggiungono i passi avanti fatti in termini di maturità del mercato, condizione che induce le aziende coinvolte a un’offerta di prodotti e servizi sempre più ricca e articolata. Il focus sta infatti gradatamente passando dal prodotto al servizio. Si passa dall’assistenza evoluta in caso di effrazione, alla gestione da remoto dei consumi energetici fino all’assistenza e al pronto intervento per gli anziani in casa.

E se da un lato il mercato è alimentato dall’offerta di prodotti e servizi, dall’altro un ruolo fondamentale è svolto dall’utente consumatore, sempre più evoluto ma non sempre allineato all’utilizzo efficace e completo delle soluzioni acquistate. C’è da dire che la domanda di prodotti (e ancor di più nel caso dell’acquisto di servizi) è emozionale e non pianificata. Questo si traduce spesso in un mancato utilizzo a pieno delle potenzialità della soluzione implementata. L’ultimo miglio, se così si può dire, quello della completa padronanza delle funzionalità del prodotto sono sempre più connesse alla sua stessa facilità di utilizzo. Molte infatti le aziende che si stanno orientando verso la semplificazione dell’esperienza lato utente puntando più sul beneficio finale che sul trasferimento di conoscenza tecnologica.

Non da ultimo, a limitarne l’impiego, e solo in parte anche l’acquisto, si pongono le questioni di sicurezza e privacy.

La percezione che l’oggetto smart sia anche nemico della sfera privata è ancora alta. Se nel 2014, solo il 27% dei consumatori era restio a condividere i propri dati e le abitudini di vita, la percentuale è aumentata progressivamente fino a raggiungere il 54% nel 2019. Rassicurare gli utenti quindi è la nuova sfida che le aziende si trovano ad affrontare oggi, affinché ogni dotazione connessa e intelligente in casa sia ancora prima una dotazione facile e soprattutto sicura per l’ecosistema che la impiega.

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