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Marcus (Planet Smart City): “Necessari nuovi modelli di governance per le comunità” 

Marcus (Planet Smart City): “Necessari nuovi modelli di governance per le comunità”
Foto di Peng LIU da Pexels

Nel libro Speranza nel buio. Guida per cambiare il mondo l’autrice Rebecca Solnit ha approfondito le reazioni umane di fronte all’incertezza, raccogliendo testimonianze di un secolo di crisi.

Contrariamente a quanto si pensa, Solnit ha scoperto che, durante le avversità, “la maggior parte delle persone sono calme, intraprendenti, altruiste e creative”. Le sue osservazioni si sono dimostrate vere per Covid-19. Nonostante la pandemia ci abbia costretto all’isolamento, imposto o volontario, il nostro morale è stato risollevato da spinte di solidarietà – un’esplosione di iniziative che hanno testimoniato il crescente impegno da parte delle comunità, del volontariato e delle organizzazioni locali.

In tutto il mondo abbiamo assistito a una mobilitazione dal basso per aiutare le persone in difficoltà. Negli Stati Uniti, ad esempio, i ristoranti si sono trasformati in centri di ristorazione collettiva e in gruppi che si occupano di fare la spesa per gli anziani. Dall’altra parte dell’Atlantico, Covid-19 Mutual Aid UK, che gestisce le iniziative in risposta al virus, ha registrato quasi 3.000 gruppi locali.

Questi movimenti nati dal basso sono caratterizzati da intraprendenza e rapidità e forniscono soluzioni su misura per soddisfare le esigenze dei cittadini. Ciò che manca loro sono gli strumenti per ottimizzare la mobilitazione locale. Molti si affidano alle piattaforme dei social media, che, pur essendo accessibili a tutti, sono progettate per connettere persone che condividono le stesse idee a livello globale piuttosto che raggiungere ciascun individuo all’interno di un territorio specifico. Di certo non prevedono il coordinamento tra gruppi informali all’interno delle comunità, imprese e autorità locali – una via importante per l’allocazione delle risorse, per il bilanciamento delle risposte e per garantire che l’esperienza di chi si trova sul territorio si rifletta nelle decisioni politiche.

All’estremo opposto, le risposte alla crisi di tipo top-down oscillano da compiacenti a draconiane. La Cina ha contenuto il virus confinando con la forza le persone all’interno delle proprie abitazioni, mentre Paesi come Israele e la Corea del Sud hanno suscitato preoccupazioni per quanto riguarda il rispetto della privacy attraverso il monitoraggio delle interazioni sociali con gli individui infetti. Nel frattempo, in Europa e negli Stati Uniti, il virus ha potuto diffondersi mentre le autorità ritardavano decisioni politicamente difficili. Nessuno di questi due approcci fornisce un piano efficace per la risposta alle crisi. Mentre uno non riesce a proteggere i cittadini, l’altro rischia di violarne i diritti e può essere difficile da attuare senza una forte azione di sorveglianza.

Coordinare le politiche top-down con le iniziative sociali

Le migliori risposte al Covid-19 sono quelle che hanno saputo conciliare le politiche dall’alto e l’organizzazione dal basso, che hanno cioè visto il governo e le imprese fornire piattaforme per favorire l’azione e l’innovazione a livello locale. Nel Regno Unito, più di 700.000 volontari del Servizio Sanitario Nazionale si sono coordinati attraverso GoodSAM, un’applicazione che, come molte piattaforme di gig-economy, permette ai singoli individui di rendersi disponibili per la consegna di beni di prima necessità alle persone più deboli o per accompagnare i pazienti dimessi a casa.

In Estonia, il programma governativo “Hacking the Crisis” ha coinvolto autorità, imprese e singoli individui per lanciare rapidamente una mappa dove visualizzare le informazioni dell’Health Board, una chatbot per rispondere alle domande sul virus e un sito web che collega gli ospedali locali ai volontari con esperienza sanitaria.

Forse l’esempio migliore è Taiwan, dove le autorità sono riuscite a mantenere il tasso di infezione ad una frazione inferiore rispetto a quello degli Stati Uniti o all’alto tasso di Singapore.

Coordinando gruppi pubblici e privati, il Paese ha implementato una serie di servizi online, tra cui un sofisticato sistema per la mappatura e la distribuzione contingentata di mascherine sviluppato dal Ministro per il Digitale Audrey Tang e dai membri di una chatroom hacktivista online. Come scrivono Jaron Lainer e E. Glen Weyl di Microsoft nella loro analisi: “Diffondendo su larga scala la partecipazione allo sviluppo digitale attraverso la società, Taiwan ha evitato sia la tecnocrazia che la tecnofobia, mantenendo la fiducia e il flusso bidirezionale delle informazioni”.

L’importanza degli strumenti digitali

Le risposte efficaci alla crisi hanno dimostrato l’importanza di un governo inclusivo e hanno suggerito un modello più resiliente per la gestione delle nostre comunità. Finora, il processo di cooperazione tra governi, imprese e singoli individui ha comportato la condivisione di risorse per fornire una risposta a livello nazionale. Tuttavia, questo approccio dovrebbe essere ulteriormente promosso per stabilire un modello di empowerment comunitario iper-localizzato. Gli strumenti digitali dovrebbero essere messi a disposizione delle comunità per organizzarsi, sviluppare soluzioni su misura a livello locale ed essere integrati nella gestione di città e quartieri.

Questo nuovo modello di governance richiede una collaborazione trasparente tra le comunità del territorio e le organizzazioni responsabili dell’amministrazione dei quartieri, siano esse istituzioni governative o imprese private. Tali soluzioni sono già in uso in tutto il mondo, anche nei progetti di Planet Smart City in Italia e in Brasile, dove la Planet App a disposizione di tutti i residenti funge da piattaforma di scambio a livello locale e da interfaccia per i cittadini e i community manager.

Una volta installata, questa piattaforma di comunicazione offre notevoli opportunità per ottimizzare la risposta alle crisi e migliorare la qualità della vita. Ad esempio, una soluzione apprezzata per i negozianti costretti a chiudere a causa del Covid-19 è stata quella di offrire servizi di consegna. Ciò va a vantaggio non solo delle imprese locali, che sono in grado di resistere alla tempesta economica, ma anche della popolazione locale, che può accedere ai prodotti essenziali senza dover recarsi nei supermercati sovraffollati o attendere le consegne dai siti di negozi di alimentari online sovraccaricati. Mentre gruppi di cittadini sono stati in gran parte lasciati a sé stessi nell’organizzarsi, questa è stata un’occasione mancata per la collaborazione con gli amministratori locali.

Interfacciandosi con le aziende, l’amministratore può non solo creare una piattaforma online che permetta alle attività di pubblicizzare e coordinare i loro servizi a livello locale, ma anche di mettersi in contatto con altre persone della zona per supportarle a fornire il servizio, come i proprietari di furgoni interessati a mettere a disposizione i loro veicoli. Inoltre, può raccogliere i feedback dei residenti e delle imprese sulle infrastrutture locali necessarie per migliorare il servizio, come l’installazione di locker refrigerati di quartiere per ricevere la spesa anche quando non c’è nessuno in casa.

Un nuovo modello di governance

Integrando questo modello nella governance quotidiana delle nostre comunità, possiamo unire l’azione delle persone sul territorio con le risorse top-down, dando agli abitanti la possibilità di essere co-responsabili dell’evoluzione del proprio quartiere e aiutando gli amministratori a dare priorità ai progetti che massimizzano la qualità della vita.

Come ha scritto Solnit: “Un disastro è molto simile a una rivoluzione in termini di sconvolgimento e improvvisazione”. Spinti ai loro limiti, i Paesi di tutto il mondo stanno sperimentando nuovi modi di coordinare l’azione locale e nazionale. Da questa ondata di innovazione abbiamo l’opportunità di valorizzare le comunità, fornendo loro gli strumenti per diventare più resilienti alle crisi, più inclusivi nella loro governance e più impegnati nella determinazione del loro futuro.

di Alan Marcus, chief digital officer di Planet Smart City

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