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Dal 2022 Airbnb attiva la raccolta digitale dell’imposta di soggiorno 

A partire dal 2022, Airbnb ha comunicato che attiverà la raccolta digitale dell’imposta di soggiorno in tutta Italia, occupandosi direttamente del versamento per gli affitti brevi per gli host e i comuni che ne faranno richiesta.

A tale scopo, Airbnb e AnciComunicare comunicano di avere siglato una collaborazione per raggiungere e informare gli oltre 1.100 enti locali (tra comuni, unioni di comuni e province autonome) che hanno finora istituito l’imposta.

Ad annunciarlo Chris Lehane, senior vice president of global policy and communications di Airbnb, che ha sottolineato come la funzionalità sia una delle oltre 50 novità incluse nella Airbnb winter release, l’ultimo aggiornamento della piattaforma, insieme alla polizza assicurativa AirCover, un innovativo motore di traduzione e un miglioramento dei filtri di accessibilità.

Come funziona

A partire dal 1 marzo 2022 Airbnb metterà a disposizione di tutti gli host, dei comuni ed enti italiani che hanno istituito l’imposta di soggiorno, la riscossione al momento della prenotazione, attraverso l’uso di strumenti di pagamento digitali.

Per gli affitti brevi, inoltre, Airbnb si occuperà anche del riversamento direttamente ai comuni o enti che aderiranno al programma. Per rendere possibile il riversamento, è necessario che il comune o l’ente si registrino ad un portale dedicato.

Airbnb anticipa la sola pubblicazione di annunci provvisti di codice identificativo

Per favorire e semplificare la ripresa del turismo, i vertici della società hanno inoltre presentato un ‘patto’ per il turismo sostenibile e responsabile, che anticipa la pubblicazione solamente di annunci provvisti di codice identificativo, e la condivisione dei dati degli host alle autorità a fini amministrativi e fiscali.

Nel 2010 un riversato di oltre 22 mln di euro

Airbnb riporta che in Italia ci sono oltre 1.100 enti che hanno istituito l’imposta di soggiorno. Il numero è esploso di recente, per un riversato che nel 2019 è stato di 604 milioni di euro, di cui 298 nelle prime 10 destinazioni turistiche e 117 nella sola Roma (elaborazione Fondazione Ifel Anci per la finanza locale su dati Siope e Bdap).

Ma in base alla legge, quelli che ne avrebbero la facoltà sono quasi 6.000. Unica piattaforma a farlo, Airbnb comunica che negli ultimi anni ha attivato protocolli di intesa con 24 fra le principali destinazioni italiane – tra cui Roma, Firenze, Milano, Torino, Napoli e Palermo, semplificando la riscossione per milioni di arrivi e un riversato nel 2019 di oltre 22 milioni di euro.

In Italia, nel terzo trimestre 2019, 4 città (Roma, Venezia, Milano e Firenze) avevano rappresentato il 26% dei viaggi su Airbnb. Nello stesso trimestre del 2021, però, il ‘peso’ delle stesse città è sceso al 17%.

“Con la dispersione dei flussi turistici post pandemia, e l’aumento del numero degli enti, era chiaro che diventava necessario trovare un’altra soluzione. Questo strumento è pensato per ovviare all’enorme problema burocratico di dover stipulare convenzioni con ogni singolo comune. La pandemia ha portato a una rivoluzione del turismo, che ora è più disperso, con maggiori opportunità economiche per le comunità locali. Siamo impegnati a rendere più semplice e sostenibile per le amministrazioni, gli host e gli ospiti questa opportunità. Ad oggi abbiamo riversato complessivamente nel mondo oltre 4 miliardi di dollari di imposte locali, ma l’espansione che stiamo lanciando in Italia è senza precedenti”. Commenta Lehane.

“L’emergenza sanitaria impone un’attenta riflessione relativa al comparto del turismo, che ha subito una crisi devastante e che necessita adesso di politiche mirate per il rilancio e la ripartenza. Esprimiamo soddisfazione per l’iniziativa di Airbnb, che risponde alla necessità di semplificare la riscossione dell’imposta di soggiorno e snellire l’iter burocratico attraverso gli strumenti di pagamento digitali”. Commenta Antonio Decaro, presidente di Anci.

 

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