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Agenzie immobiliari: solo il 16% ha avviato la digitalizzazione 

Agenzie immobiliari: solo il 16% ha avviato la digitalizzazione

Solo il 16% delle agenzie immobiliari italiane ha intrapreso un processo di digitalizzazione, che potrebbe cambiare e far progredire il modo in cui si costruisce, si finanzia, si intermedia, si gestisce, si acquisisce, si pubblicizza e si vende un immobile.

Lo riporta Locare, come tema al centro dell’evento “La digital transformation del mercato immobiliare: opportunità o minaccia?” che si è tenuto presso la Camera dei deputati di Roma.

” Siamo nel bel mezzo della IV Rivoluzione industriale. Nei prossimi cinque anni l’impatto della tecnologia, con il metaverso e la tokenizzazione, trasformerà radicalmente il mercato immobiliare. Oggi più che mai, chi opera nel settore immobiliare è chiamato ad affrontare questa priorità che non si può più rinviare”, ha sottolineato Andrea Napoli, ceo e founder di Locare. “Grazie all’Onorevole Roberto Caon, da sempre attento a queste tematiche, oggi abbiamo riunito i principali attori di questo cambiamento per provare a disegnare il mercato immobiliare del futuro. Un mercato in cui l’agente immobiliare potrà giocare un ruolo ancora determinante solo se saprà mettere il cliente al centro dell’intero processo.”

L’onorevole Roberto Caon ha aggiunto: “In Italia il valore annuo complessivo degli investimenti in costruzioni e della spesa per affitti e servizi di intermediazione immobiliare rappresenta circa il 30% del Pil nazionale, per un totale di 7,3 milioni di occupati: 3,6 milioni nei servizi immobiliari e 3,7 milioni nelle costruzioni. In attività immobiliari è investito il 60% del patrimonio complessivo delle famiglie italiane. Ci troviamo in un momento storico in cui, per effetto della pandemia, le nuove tecnologie sono diventate parte integrante di questo settore portando miglioramenti nei processi, ma non solo. Nei prossimi anni il loro impatto sarà talmente profondo da cambiare radicalmente i modelli di business sottostanti. Immaginare i nuovi modelli di business è un esercizio essenziale per rimanere sul mercato.”

Mancata digitalizzazione: per il 52% scarsa comprensione dei benefici

Andrea Muffato, co-Founder di Agente immobiliare digitale, ha presentato i risultati di un’indagine condotta su 200 agenti immobiliari in Italia, da cui emerge che soltanto il 16% del campione ha intrapreso un percorso di digitalizzazione; nel 52% dei casi alla base c’è una scarsa comprensione del tema e dei benefici offerti. “Diventa fondamentale colmare questo ritardo attraverso la formazione, la condivisione delle best practices e l’integrazione e ottimizzazione degli strumenti digitali in agenzia”, propone Muffato. “Il rischio, in caso contrario, è quello di perdere competitività”.

In questi mesi si è quindi allargato il divario tra una minoranza di agenzie che si sono rivelate proattive e una maggioranza numerica che, invece, fatica a stare al passo. “Cresce la differenza di valore percepito dal cliente tra agenzie organizzate e agenzie meno strutturate”, ha commentato Gian Luigi Sarzano, imprenditore, coach e scrittore. “Tra qualche anno le agenzie, così come le intendiamo oggi, non esisteranno più. O meglio, continueranno a esistere ma dovranno evolversi seguendo due modelli: il primo, adatto alle realtà medio-grandi, è l’hub con servizi che coprono l’intera filiera; il secondo, che si presta maggiormente per le realtà di piccole dimensioni con una forte identità, è quello delle real estate boutique”.

“Bisogna essere aperti al cambiamento”: è l’appello di Antonio Giordano, co-ceo di Idealista Italia. “I professionisti dell’immobiliare sono come atleti che si trovano a fare i conti con i cambiamenti degli utenti e delle loro esigenze. Oggi le persone hanno bisogno di una casa adatta allo smart working e alla didattica a distanza dei figli, si fanno consegnare la spesa a casa e hanno sostituito il cinema con lo streaming. Per questo cercano case più grandi e in periferia e, se possibile, preferiscono fare la prima visita online. Come risposta a queste nuove necessità, l’agente immobiliare ha scoperto nuovi strumenti che magari la piattaforma offriva già prima ma che erano scarsamente utilizzati perché non c’era richiesta da parte degli utenti. Emerge quindi anche un’esigenza formativa: nel corso dell’ultimo anno abbiamo tenuto 287 webinar, a cui hanno partecipato più di 12mila agenti immobiliari”.

Altrettanto ricche le evidenze raccolte da un’altra piattaforma leader, Immobiliare.it. “Negli ultimi cinquant’anni la nostra società è cambiata, ma il patrimonio immobiliare è stato costruito in gran parte negli anni Settanta”, ha puntualizzato il ceo Carlo Giordano. “Fino al 2020 l’immobile più richiesto era il trilocale. Ora gli italiani hanno ridisegnato il loro modello di casa, perché hanno iniziato a vivere davvero gli spazi, e – venendo a mancare le occasioni di consumo – hanno potuto accumulare risparmi da reinvestire. Con la pandemia si è assistito a un +33% dell’acquisto per sostituzione, mentre crollano gli affitti della prima abitazione (-29%) e a una lieve flessione dell’acquisto della prima casa (-1%)”. Nel corso di questa trasformazione, il digitale è uno strumento che va usato con cognizione di causa per mettere l’uomo al centro.

“Dopo essersi arresati nel 2019, i prezzi nel 2021 sono tornati a crescere in modo significativo in alcuni centri del nord. Ma la tendenza si sta allargando a tutta la nazione, con un incremento delle compravendite ben superiore rispetto a quello che si sarebbe verificato in assenza della pandemia”, ha confermato Luca Dondi Dall’Orologio, amministratore delegato di Nomisma, elencando i trend che caratterizzano gli ultimi due anni. “Il primo elemento è rappresentato dalla volontà di sostituire la propria abitazione, ritenendola inadeguata. Molte famiglie si sono spostate verso la periferia per avere abitazioni più ampie, tecnologiche e dotate di giardino; i giovani, al contrario, sono più radicati nel centro città. Pensiamo che in un mercato normalizzato si possa trovare un compromesso; la periferia potrebbe essere la soluzione”.

Seppure da punti di vista diversi, a fare da filo conduttore dell’incontro è stata la pandemia, con il suo impatto disruptive. “Gli agenti immobiliari hanno scoperto involontariamente la tecnologia e sono stati costretti a impararla dall’oggi al domani”, ha commentato Raffaele Racioppi, moderatore dell’evento insieme ad Andrea Napoli. “Abbiamo retto il colpo, ma quando l’emergenza sanitaria finirà non potremo semplicemente tornare alle professionalità del passato. Affidiamoci ai nativi digitali, invece di relegarli in gabbie operative; studiamo le criptovalute, l’Intelligenza Artificiale, il metaverso”.

“Così come è accaduto per altre professioni, l’agente immobiliare deve crescere e aggiornarsi, poiché senza tecnologia non si sopravvive”, gli ha fatto eco Roberto Barbato, Presidente di Frimm Spa. “Non dobbiamo più essere gli agenti immobiliari della casa, ma del cliente e delle sue necessità.  Il secondo cambiamento sta nel passaggio da un’attività locale a un’attività globale. Bisogna avere una mentalità collaborativa, smettere di vedere il collega come un nemico: questo può farci sopravvivere in questo settore”.

I protagonisti della rivoluzione digitale sono senza dubbio i Big Data. “Oggi il professionista deve poter offrire performance oggettivamente superiori in termini di valutazioni, rispetto ai servizi attuali, sia per la vendita che per l’acquisto. Tutte le valutazioni prodotte devono essere basate su dati che l’utente finale riesce a verificare. Le piattaforme di gestione e aggregazione dei dati devono offrire un servizio di supporto costante alle attività quotidiane del professionista.”, spiega Massimiliano Pochetti, ceo di EuroMq. Ecco quindi che il consulente immobiliare, a completamento delle informazioni standard sull’immobile, diventa capace anche di analizzare le spese sulla base della classe energetica, fare una stima dei costi per gli interventi di ristrutturazione necessari in futuro, rendere edotto il cliente anche sulla qualità dell’aria e della connessione internet. Tutte variabili che contribuiscono a una decisione consapevole.

La pandemia ha determinato un cambiamento di rotta anche per Airbnb, la prima piattaforma al mondo di affitti brevi fra privati con 10 milioni di annunci. “Dopo il crollo legato allo scoppio del Covid-19, già nel quarto trimestre del 2021 le prenotazioni sono cresciute. Per il 2022 vediamo segnali positivi di ripresa, tant’è che le notti prenotate per l’estate sono già di più rispetto a quelle del 2019”, afferma Giacomo Trovato, country manager Italia e sud est Europa di Airbnb. I dati della piattaforma fotografano anche il cambiamento di approccio legato allo smart working e al nomadismo digitale. “Nel 2021, 100mila persone hanno soggiornato su Airbnb per almeno tre mesi. Visto che i nomadi digitali sono una risorsa economica, in tutt’Italia stanno sorgendo iniziative spot per attirarli. È urgente però che la politica dia un indirizzo chiaro e unitario, alleggerendo i vincoli burocratici e fiscali e investendo nelle infrastrutture, a cominciare dalla connessione veloce”.

Nel convegno c’è stato spazio anche per il segmento delle aste immobiliari. “Le esecuzioni immobiliari all’asta hanno conosciuto una forte decrescita e un grande rallentamento, durante la pandemia”, spiega Mirko Frigerio, founder e vicepresidente esecutivo di NPLs RE_Solutions. “Sono aumentate del 400% le transazioni stragiudiziali, proprio grazie all’intervento di professionisti. È un numero ancora basso, ma che dà il senso di come creditore e debitore possano trovare supporto nelle nuove professionalità verticali che faranno del nuovo consulente e del nuovo agente immobiliare una realtà dominante”.

Andrea Maffi, ceo di Trusters, ha approfondito le potenzialità che il crowdfunding – cioè il finanziamento di progetti e imprese “dal basso” mediante piattaforme web – può offrire anche per il comparto immobiliare. Finora in Italia sono state chiuse e finanziate 469 campagne di real estate crowdfunding (RECF), con una raccolta complessiva di 157,87 milioni di euro. “I numeri sono in crescita, come testimoniano i 39,4 milioni di euro raccolti nella seconda metà del 2020 e i 46,5 nel primo semestre 2021. Parametrandoli con i dati europei, tuttavia, emerge un grande potenziale da sfruttare”, spiega. Qui si inserisce Trusters, un’innovativa piattaforma che permette a chiunque di partecipare a importanti progetti di riqualificazione urbana, mettendo a disposizione anche piccole somme. I vantaggi? “È accessibile, semplice, veloce, trasparente (lo impone la normativa), scalabile, popolare, innovativo ed è normato”.

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