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La nuova startup Tulou guarda solo agli affitti e raccoglie 5,5 mln 

La nuova startup Tulou guarda solo agli affitti e raccoglie 5,5 mln

Nasce Tulou, start up fondata da Andrea Colombo, Vittorio Mauri, Santo Bellistri e Linda Maroli, che ha l’obiettivo comunicato di rivoluzionare il modo in cui le persone vivono attraverso la riscoperta dei valori dell’abitare collaborativo.

La casa diventa un sistema di well-living progettato ascoltando le esigenze dei residenti, con servizi e strumenti sia fisici che digitali che abilitano la comunità, l’armonia e la crescita personale dei residenti, migliorandone la qualità della vita.

Tulou, che prende ispirazione dal concetto delle abitazioni contadine collettive edificate in Cina tra il XV e il XX secolo, diventate nel 2008 Patrimonio Unesco, vuole coniugare tecnologia, comunità e progettazioni degli spazi interni, per dare una risposta efficace al bisogno dell’uomo di stare insieme e condividere.

Aumento di capitale di 5,5 mln

La start up ha raccolto un aumento di capitale di 5,5 milioni euro guidato da Pfc, family office della famiglia Marzotto, insieme ad altri family office e investitori privati tra cui figurano, tra gli altri, Wellness Holding di Nerio Alessandri, fondatore di Technogym, Storm della famiglia Corti, il Gruppo Colombini, Ithaca Investment, la Fidim della famiglia Rovati, la Ghilo di Angelomario Moratti, Gellify, Azimut Digitech Fund e Invictus Capital.

Gli immobili di Tulou saranno destinati esclusivamente all’affitto e si caratterizzeranno sia per i diversi servizi e spazi comuni a disposizione dei propri residenti come la palestra, il co-working, i terrazzi con orti e piscine, le cucine condivise, la sala cinema, sia per un concept fortemente influenzato dalla concezione di spazio come luogo per favorire la crescita armoniosa dell’individuo e delle relazioni sociali che avvengono al suo interno.

Gli immobili andranno a soddisfare le esigenze di diversi target di riferimento: famiglie con bambini, coppie, giovani professionisti, studenti o soluzioni miste sempre valorizzate da una forte caratterizzazione dei servizi e degli spazi di comunità.

Tulou ha già sottoscritto contratti di gestione per tre immobili a Milano che saranno riqualificati, nel rispetto di elevati standard qualitativi e di sostenibilità, e messi sul mercato tra la metà del 2023 e l’inizio del 2024 per un totale di 350 unità tra appartamenti e stanze. PFC, Storm e la società internazionale di investimenti Barings sono i tre partner con cui verranno promossi i tre progetti.

Il primo immobile, progettato dallo studio internazionale Arup, sarà inaugurato nell’estate del 2023 in viale Monza, all’interno del quartiere Nolo, il nuovo urban district nell’area nord-est di Milano.

“Abbiamo deciso di lanciare Tulou consapevoli della necessità di un nuovo modello abitativo. La solitudine, l’ansia e la perdita di senso di appartenenza sono alcune ‘ferite’ sociali che vogliamo contribuire a guarire attraverso il nostro format abitativo poiché siamo fortemente convinti che la società sia il riflesso dell’edificato. Per rendere tutto questo possibile abbiamo trovato operatori privati e istituzionali che hanno accolto con entusiasmo la nostra visione di operatore che pone al centro l’individuo e i suoi bisogni. Le nostre abitazioni saranno costruite secondo i principi di sostenibilità ambientale e culturale, in armonia con il quartiere e in proiezione sul prossimo, vero centro del nostro vivere collaborativo.” – ha commentato Andrea Colombo, co-fonder e ceo di Tulou.

Tulou punta ad aprire nuovi immobili non solo a Milano ma anche in altre città come Roma, Bologna, Firenze e Torino dove è alla ricerca di immobili da gestire o acquistare replicando il modello milanese.

“Non nasciamo con l’urgenza, tipica delle start up, di crescere velocemente e a tutti i costi. Nasciamo invece con l’urgenza di creare sistemi abitativi che costituiscano solide risposte ai bisogni più profondi delle persone. Il momento

storico che stiamo vivendo, profondamente trasformativo sotto moltissimi aspetti, è un’occasione per noi per provare ad affermare un modello residenziale alternativo, che non concepisca la casa come una pura commodity, ma come un habitat in cui poter crescere come individui e come comunità. Del resto, abitare è abitarsi”.  ha concluso Colombo.

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