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Cherry sea: il Ccii non frema i procedimenti fallimentari, che aumentano del +4% 

Cherry sea: il Ccii non frema i procedimenti fallimentari, che aumentano del +4%

Il nuovo Codice della crisi e dell’insolvenza non frena ancora i procedimenti in carico alle Sezioni fallimentari dei tribunali. Sommando fallimenti e liquidazioni giudiziali il totale di nuove procedure aperte non cala rispetto al 2022 ma, anzi, aumenta del 4%.

Il quadro è definito da Cherry Sea, osservatorio realizzato dalla startup fintech Cherry srl, che ha analizzato l’ultima attività trimestrale delle prime venti sezioni fallimentari per volume di attività in Italia, ovvero: Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Busto Arsizio, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Modena, Monza, Napoli, Padova, Roma, Torino, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza.

Dallo studio è emerso che nel corso dei primi tre mesi dell’anno, sommando fallimenti e liquidazioni giudiziali, il numero complessivo di nuove procedure aperte non è calato rispetto al 2022, bensì è aumentato del 4% con 1.072 pratiche sopravvenute (218 fallimenti, – 78% sullo stesso periodo del 2022, e 854 liquidazioni giudiziali).

Guardando ai singoli tribunali presi in esame, risulta poi come rispetto al primo trimestre del 2022 quello di Padova ha avuto un aumento del 168% nell’apertura di nuovi procedimenti (contemplando ora sia fallimenti che liquidazioni giudiziali), seguito da Treviso (+78%), Brescia (+46%) e Busto Arsizio (+44%). Al contrario, i tribunali con una riduzione maggiore di carichi risultano essere Verona (-53%), Firenze (-45%) e Genova (-42%).

In valori assoluti, invece, Roma si conferma primo tribunale per complessivi procedimenti aperti da inizio anno (215), seguito da Milano (188), Catania e Torino (rispettivamente 66). In coda, invece, Genova (18), Cagliari (20) e Verona (22).

Con l’entrata in vigore del nuovo Codice della crisi e dell’insolvenza (“Ccii”), datato 15 luglio 2022 e che sostituisce la precedente Legge fallimentare, oggi non si parla più di “fallimento” ma di “liquidazione giudiziale” nonostante i presupposti oggettivi e soggettivi richiesti per la sua apertura rimangano invariati rispetto a quelli previsti in passato.

La riforma è stata pensata e sviluppata dal legislatore nell’ottica di favorire una diagnosi tempestiva della crisi di impresa per la salvaguardia della continuità aziendale. Se l’obiettivo del Ccii è dunque quello di evitare il più possibile l’eventuale liquidazione del patrimonio dell’imprenditore insolvente, i numeri del primo trimestre del 2023 evidenziano però come questo risultato non sia ancora stato raggiunto, posto che ad oggi le “code” delle procedure fallimentari coesistono con le nuove liquidazioni giudiziali.

In sostanza, infatti, nella la transizione dal vecchio al nuovo regime il nuovo Codice prevede che i ricorsi per la dichiarazione di fallimento depositati ante 15 luglio 2022 vengano definiti secondo le disposizioni della Legge Fallimentare, mentre quelli presentati successivamente sono ora regolati dalle nuove norme vigenti.

Tribunale di Milano primo per procedimenti sopravvenuti

Analizzando solamente le nuove liquidazioni giudiziali post entrata in vigore della normativa Ccii, l’osservatorio di Cherry Sea riporta come nei primi tre mesi dell’anno siano state aperte 854 nuove pratiche. Nel dettaglio, tra i venti tribunali allo studio quello di Milano risulta primo con 179 nuove pratiche sopravvenute, seguono Roma (107), Catania (59) e Torino (58); mentre in coda troviamo i tribunali di Genova e Cagliari (14), seguiti da Venezia (18) e Verona (19).

Roma primo tribunale per pratiche aperte, Milano per quelle chiuse

Prendendo in considerazione solo le “code” giudiziali dei procedimenti ancora assoggettabili alla Legge fallimentare, alla data del 31 marzo nei venti tribunali presi in esame sono stati aperti complessivamente 218 procedimenti fallimentari e ne sono stati chiusi 1.603 in linea con lo stesso periodo dell’anno precedente, mentre lo stock di pratiche ammonta a 25.324 (-5% rispetto all’ultimo trimestre del 2022).

Guardando invece ai tribunali di tutta Italia, si registra un calo del 79% con 411 procedimenti aperti nel primo trimestre 2023 rispetto ai 1.946 del medesimo trimestre 2022.

Nel primo trimestre del 2023, il primo tribunale per numero di procedimenti aperti si conferma essere quello di Roma con 108, con un calo del 50% rispetto allo stesso trimestre del 2022 (216); seguono Milano con 9 fallimenti sopravvenuti (-94% rispetto ai 159 del 2022) e Bari sempre con 9 (-74% rispetto ai 34 del 2022).

Quanto a procedimenti definiti, il cui dato su scala nazionale rimane sostanzialmente invariato rispetto al primo trimestre dello scorso anno, il primo tribunale in Italia rimane Milano la cui sezione fallimentare da inizio anno ha portato a termine 322 pratiche, leggermente in calo rispetto ai numeri del 2022 (375). Seguono i tribunali di Roma con 192 pratiche evase (+53% rispetto allo stesso periodo del 2022 che ne contava 125) e quelli di Bergamo e Monza con 89 (che segnano rispettivamente un -25% in relazione alle 119 del 2022 ed un +39% sulle 64 dello scorso anno).

Le sezioni che hanno chiuso meno procedimenti, invece, sono quelle di Venezia con 42 (-12% sul primo trimestre del 2022) e Vicenza e Genova con 36 (rispettivamente -39% e -8% sullo stesso periodo del 2022).

I tribunali con lo stock più voluminoso al 31 marzo 2023 si confermano essere quelli di Roma (4.778 fallimenti pendenti), Milano (3.177) e Bari (1.604), mentre all’inverso troviamo le sezioni fallimentari di Modena (469), Busto Arsizio (523) e Genova con (594). A livello nazionale, invece, si contano ancora 57.420 procedure pendenti, comunque in calo del 5,2% rispetto all’ultimo trimestre del 2022.

“Monitorare, raccogliere e analizzare i dati relativi alle nuove liquidazioni giudiziali e alle “code” delle procedure fallimentari in Italia ci ha permesso di catturare fenomeni interessanti come il fatto che, nonostante l’entrata in vigore del nuovo Codice della crisi e dell’insolvenza, il totale di pratiche aperte nel primo trimestre dell’anno sia aumentato del 4% rispetto allo stesso periodo del 2022, in controtendenza dunque con le aspettative del Legislatore – afferma Giacomo Fava, lead Ai engineer di Cherry Srl – L’intento della normativa CCII di evitare i il “fallimento” delle aziende non sembra dunque essersi ancora verificato, ci vorranno probabilmente ancora dei mesi di assestamento nel passaggio dalle “vecchie” alle “nuove” procedure giudiziali. Nel frattempo, gli insights che emergono dall’Osservatorio di Cherry Sea continuano ad essere un ottimo strumento per supportare i clienti nelle valutazioni strategiche nell’ambito del recupero crediti”.

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